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domenica 31 marzo 2013

L'EDITORIALE 



UNA PROVINCIA ADDORMENTATA

     Antonio Piscitelli, giornalista coraggioso, inviato di ABC e l’Avanti!, definito “penna avvelenata”,   autore di inchieste e di libri ( “La Provincia è di Sua Eccellenza”, con riferimento allo strapotere del DC Giacinto Bosco e di “Un giorno in Tribunale”,  riferito al coinvolgimento del un magistrato   che dopo aver condannato i Coppola per lo scempio di Pinetamare a 100 mila lire di multa,  risultò proprietario di un appartamento in una delle Torri abusive) mi diceva sempre: La nostra è una Provincia addormentata”. Eravamo negli anni Settanta. Oggi è peggio. Un esempio che potrà risultare per molti banale?
     Eccetto pochi ristretti amici ( Michele De Simone, Presidente dell’Assostampa; Antonio Arricale,  addetto stampa di Confindustria e Mario De Florio, sindacalista della prima ora) – ometto quelli che mi hanno telefonato – nessun organo costituito ha ritenuto opportuno dare un segnale per la mia nomina a direttore di questo giornale.  
     Questo è un fatto gravissimo,  ma non per la mia persona,  ma per il modo in cui la “Provincia addormentata” recepisce i cambiamenti. L’avvento di un nuovo direttore di un  organo di stampa locale – ovunque – avrebbe scatenato una serie di complimenti a catena ( tutta retorica, naturalmente) ma tuttavia che avrebbero dato un segno di vita.
     Mi domando:”Che fine hanno fatto i portaborse  dei deputati e dei senatori che si ergono a gazzettieri? E  gli addetti stampa? ( adusi a raccogliere ciarpame ) degli Enti: Camera di Commercio, Provincia, Consorzi etc. etc? E quelli delle sedi istituzionali? (Questura, Carabinieri, Polizia, Tribunale, Procura della Repubblica?).  E che fine dovrei far fare ai loro noiosi comunicati e alle veline compiacenti? Cestino?
     Una degna risposta con un ricordo. Quando ero giovanetto e spesso da scugnizzo girovagavo per le strade, incontravo un carrettiere che a caratteri cubitali aveva scritto dietro al carretto:”INVIDIA CREPA”.    




sabato 30 marzo 2013


Chiesti 10 milioni di euro di danni

GIUSEPPE RUTA EX FUNZIONARIO DELLA FONDIARIA SAI SPIATO DALLA PROPRIA AZIENDA – PROCESSI PENALI E INDAGINI DELICATE IN CORSO

 

 

La storia/ Giuseppe Ruta, cittadino di Mondragone,   ex fiduciario della Fondiaria Sai, racconta a  “Gazzetta di Caserta”,   la sua odissea giudiziaria. Vittima di intercettazioni non autorizzate, spionaggio e dossieraggio illecito, l’uomo si è rivolto alle autorità competenti. Si è scoperto così che la Fondiaria Sai si era rivolta alla Kb investigazioni con sede in Irpinia per spiare i movimenti del suo fiduciario. Da cinque anni Ruta non ha un lavoro e si muove da un’aula all’altra dei tribunali. Tra le persone intercettate Elio Sticco e la sua defunta moglie.

 

    



CASERTA ( di Ferdinando Terlizzi ) Intercettazioni non autorizzate, spionaggio e dossieraggio illecito, accessi al Pra e allo Sdi (sistema di indagine delle forze dell’ordine italiane) non consentite, microspie collocate nelle condotte dell’aria condizionata. Sono solo alcune delle attività investigative illecite di cui è stato vittima tra il 2006 e il 2007 Giuseppe Ruta,  da Mondragone, ex fiduciario della Fondiaria Sai, nota società assicurativa italiana.
     Le attività investigative non autorizzate sono state compiute da una società di investigazione privata, la “Kb Investigazione” con l’avallo di alcuni carabinieri in presidio presso il comando di Poggioreale. Questi ultimi avrebbero abusato del loro ruolo da pubblici ufficiali e delle strumentazioni in loro possesso per svolgere indagini non autorizzate contro alcuni fiduciari della Fondiaria, tra cui anche Giuseppe Ruta.

     “La vicenda ha avuto inizio nel 2006, quando arrivò alla Fondiaria Sai una lettera anonima in cui si denunciava che alcuni fiduciari e liquidatori intrattenevano rapporti con avvocati campani per raggirare l’assicurazione – racconta Giuseppe Ruta- . Tra questi c’era anche il mio nome. La Fondaria si è così rivolta alla Kb investigazioni, società con sede a Lauro ( paese della provincia di Avellino ndr) che ha iniziato a compiere atti d’indagine illeciti contro di me e gli altri soggetti indicati nella lettera”.

     Giuseppe Ruta nel marzo del 2007, accortosi di essere pedinato, ha denunciato il tutto alle autorità competenti. Grazie a questa segnalazione  è venuto a conoscenza di quanto si stava compiendo illecitamente nei suoi confronti. “Abbiamo scoperto una serie di atti illeciti compiuti contro di me. Mi hanno pedinato, intercettato. Hanno spiato i miei conti correnti e quelli di mio padre. Hanno acquisito informazioni dallo Sdi sui miei spostamenti. Il tutto senza avere nessuna autorizzazione da parte della magistratura”.

      E’ iniziata così l’odissea giudiziaria di Giuseppe Ruta, che al momento conta 9 procedimenti in tutta Italia. Tra questi c’è anche un’indagine condotta dal dottor Roberto Patscot, pubblico ministero presso la Procura di Avellino. La fase investigativa è ancora aperta, ma da quanto si apprende l’indagine riguarderebbe il carabiniere Carmine Cuna i soci della Kb investigazioni, tra cui c’è anche Giovanni Capranico, già condannato per la stessa vicenda a 3 anni e 10 mesi.
     Il Tribunale di Torino, nella motivazione della sentenza pronunciata contro il Capranico, sostiene che lo stesso ha agito con l’intento di “far fuori i liquidatori e fiduciari campani per avere nuovi incarichi dalla Fondiaria”. Giovanni Capranico lavorava da diversi anni con la Fondiaria in qualità di investigatore privato con la sua società torinese.
     Lo stesso intratteneva rapporti con la società irpina, la Kb Investigazioni, per condurre indagini illecite avverso i soggetti coinvolti nell’area campana. Alla Kb Investigazioni risulta inoltre collegato il carabiniere Carmine Cuna, marito della socia Sebastiana Trigelio, che insieme ad altri colleghi avrebbe usufruito degli strumenti interni alla Caserma di Poggioreale e delle password per accedere alle banche dati segreti.
     Ci sarebbe quindi un gioco d’interessi dietro la vicenda di Giuseppe Ruta, che nel frattempo è stato licenziato dalla Fondiaria Sai, la quale non ha provveduto al reintegro dell’ex fiduciario coinvolto nella losca storia.
     “Sono cinque anni che non ho un lavoro stabile e vivo grazie ad alcune attività svolte saltuariamente e all’aiuto economico dei miei genitori, che mi hanno permesso di adempiere al pagamento di alcuni finanziamenti a cui avevo avuto accesso precedentemente”. Giuseppe Ruta continuerà la sua trafila giudiziaria finchè giustizia non sarà fatta. “Ho richiesto un risarcimento di 10milioni di euro alla Fondiaria per i danni patrimoniali e non che ho subito in questi anni”.
 

giovedì 28 marzo 2013


NUOVO DIRETTORE a Gazzetta di Caserta




Firmo da oggi il giornale e il mio primo pensiero è per il corpo redazionale, per i redattori,  per i corrispondenti e i collaboratori tutti. Un grazie particolare alla compagine societaria (  vecchia e nuova)  che ha voluto darmi  l’onore di dirigere  un prestigioso organo di stampa che, nel panorama regionale, pur con le mille difficoltà, per le tematiche parasociali  del nostro territorio,   rappresenta una realtà concreta e palpitante nel mondo della carta stampata.
Il nostro è un mestiere difficile e io che,  da sempre,  ho fatto il cronista giudiziario,  ho sempre considerato il fatto che,  nel momento in cui scrivevo un pezzo a favore dell’imputato, giocoforza,  si  sarebbe dispiaciuto l’avvocato della parte civile e viceversa,  se avessi preso le posizioni della pubblica accusa si sarebbe dispiaciuto l’imputato e viceversa.
Ieri, nella prima riunione di redazione c’era un grande entusiasmo. I progetti futuri annunciati dai nuovi   soci sono ambiziosi ma il traguardo non è lontano: un accordo con un prestigioso quotidiano per la vendita a “panino” con il nostro giornale; digitalizzazione di tutte le pagine ogni giorno on-line alle quali potranno accedere tutti i lettori e principalmente –  se è vero che il giornalismo è il cane da guardia della democrazia – noi daremo voce a chi voce non ha,  con un occhio vigile sulle problematiche della nostra bella…  “Terra di Lavoro” ( con poco lavoro, però, e molta criminalità anche politica e di colletti bianchi) chiedendo la collaborazione di tutti  i lettori.
Ma non perderemo di vista gli avvenimenti che ci coinvolgono: domani al Riesame si discute del destino dell’On. Nicola Cosentino. I legali giocheranno l’ultima carta. Secondo alcuni esperti costituzionalisti il divieto di arrestare il deputato deciso dal Parlamento resta valido anche dopo che è scaduta la Legislatura. Ma chi comanda in Italia il Popolo Sovrano e quindi il Parlamento o un altro Potere? 





Ferdinando  Terlizzi, giornalista pubblicista,  è nato a S.MARIA C.V. (CE) il 16.5.1937 -Iscrizione Ordine dei Giornalisti n°15987/1971 – recapiti telefonici  320.9127371 - Fax 06.233.232.84-ferdinandoterlizzi@gmail.com ferdinandoterlizzi@legalmail.it


   
In gioventù ha avuto significative esperienze come animatore, alternandomi nel ruolo di cantante e presentatore. Conseguito il diploma, dopo una breve esperienza come venditore, prima di “carta  paglia” per i macellai, e poi di polvere per permanenti per conto della ditta americana “PARMASET POWDER”, è stato assunto all’A.E.R.I.T. – Per conto del gruppo che gestiva le esattorie comunali  ho svolto l’attività di ufficiale esattoriale – dopo aver  superato l’esame di abilitazione alla professione, rilasciato dalla Procura della Repubblica di S. Maria C.V. (1960-1961).

- Successivamente ha svolto pratica in qualità di amanuense  presso gli ufficiali giudiziari del Tribunale di S. Maria C.V. e dal 1958 al  1964 ha ricoperto l’incarico di Segretario Regionale del Sindacato di categoria. Nello stesso anno quale vincitore di concorso, è stato  destinato dal Ministero della Giustizia presso l’ufficio unico Notifiche Esecuzioni e Protesti della Corte di Appello di Napoli.-

- Ha svolto l’attività di ufficiale giudiziario per quasi vent’anni, nel corso dei quali, però, ho svolto intensa attività sindacale, occupando cariche di vertice,  oltre a quella di capo ufficio stampa del Segretario Generale CISL – Feder-Giustizia,  anche quella di vice direttore del periodico sindacale "IL PUNTO".

- Successivamente è stato distaccato presso la segreteria particolare del Sottosegretario all’Industria On. Paolo Barbi, dove ho curato l’ufficio stampa ed i rapporti con  gli elettori del collegio Napoli-Caserta.


 - Nel 1980 l’Accademia Tiberina (Istituto di cultura universitaria) lo annovera tra i propri membri e nell’anno successivo gli  viene assegnato il riconoscimento della “Legion d’oro” per le particolari benemerenze acquisite nel campo del giornalismo.

- Dimessosi nel 1984 dall’impiego statale, perché incompatibile, ha ricoperto importanti incarichi di vertice in aziende pubbliche e private, ed ha fatto parte dei consigli di amministrazione di organismi comunitari sia in Italia che all'estero (1992).
    
- Dal 1992 al 1998 ha svolto il lavoro di consulenza presso alcune aziende del settore agro-alimentare. Fin dal 1968, però, di pari passo con l'impiego statale ho iniziato una intensa attività pubblicistica specializzandosi nella cronaca giudiziaria ed ha seguito, per oltre un trentennio, i più significativi processi per conto di numerose testate giornalistiche, televisive e radiofoniche, presso i Tribunali di Napoli, Salerno e Santa Maria Capua Vetere.

- Ha scritto articoli, tra l'altro per:
RIVISTE:
“MOTOCICLISMO” – “BASEBALL” – “CASERTA: ECONOMIA & LAVORO” –
PERIODICI:
“IL GIORNALE DEL MEZZOGIORNO” – “LA REALTA’” – “GAZZETTA DI CASERTA” – “SPORT 7” – “IL CITTADINO” – “ULTIM’ORA” – “I POPOLARI” – “EUROPA NEWS” – “7GIORNI”.

QUOTIDIANI:
“NAPOLI NOTTE” – “IL ROMA” – “ROMA SERA” – “IL TEMPO” – “IL MESSAGGERO” – “PAESE SERA” – “IL MATTINO” – “IL DIARIO” – “IL GIORNALE DI NAPOLI” – “IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO” – (l’inserto a panino del Corriere della Sera)- “GAZZETTA di CASERTA” – “CentoCittà”

E’  stato Direttore  responsabile delle  RADIO: “RADIO CAPYS” – “RADIO VOLTURNIA” – “RADIO GALATIA” – “RADIO MITREO”.

 e delle TV LIBERE: “TELECASERTA CANALE 57” – “TELETIFATA” – “NEW ANTENNA SUD” “TELECAPUA”

delle AGENZIE STAMPA:
“PROSPETTIVE CAMPANE”–“TELEX” –“MEDIAPRESS” – “NEWS WORLD PRESS  AGENCY”.

- Nel 1966 ha diretto l'Ufficio Stampa del Moto Club di Santa Maria Capua Vetere ed è stato   speaker ufficiale di tutte le manifestazioni motoristiche.
-
Nel 1970 è entrato al quotidiano “IL ROMA”,  dove ha lavorato per la  cronaca nera e giudiziaria  della  provincia di Caserta.

- Dal 1971 al 1978 è stato sono nominato dal C.O.N.I.  delegato provinciale della Federazione Motociclistica Italiana e sotto la sua  gestione si sono svolte numerose gare motociclistiche di velocità, regolarità e motocross. 

- Nel 1972 è stato nominato direttore responsabile delle prima agenzia stampa della provincia di Caserta "Prospettive Campane",  che faceva capo ad un importante uomo politico che ha poi ricoperto importanti incarichi di Governo.  

- Nel 1973 ha fondato e diretto i periodici "CRONACHE" e "ALE' GLADIATOR". Nel 1975 è stato nominato capo ufficio stampa dell' "ASI" Caserta (Area Sviluppo Industriale).

- Nel 1976 e fino al 1978 ha diretto l'ufficio provinciale del "Servizio Opinioni" della Rai Tv per il rilevamento dei dati di ascolto come il moderno "Auditel".

Nello stesso anno ha  assunto la direzione della prima tv libera della provincia di Caserta "Canale 57" e della prima radio libera "Radio Capys".

- Nel 1977 è stato premiato con targa d'argento dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere, per "l'intensa attività giornalistica a favore delle tematiche dell'avvocatura".

- Nel 1978 ha assunto la direzione delle emittenti libere sammaritane "Radio Tele Volturnia" e "TeleTifata". Nello stesso anno è stato eletto presidente del Gruppo Giornalisti Responsabili Radio e Tv in seno all'Assostampa di Caserta.


- Dal 1983 al 1989 è stato responsabile dell'Ufficio Stampa della Confcooperative di Caserta e delegato in Prefettura nella Commissione per il Controllo delle Cooperative e Mutue.

- Dal 1979 e fino al 1992 è stato responsabile delle Relazioni Esterne del gruppo agro-alimentare "Unicoop" ed all'interno dello stesso ha ricoperto gli incarichi di: direttore responsabile del periodico "Telex" (1998) e della emittente libera "New Antenna Sud". Contestualmente, ha ricoperto gli incarichi,  prima di responsabile dell'ufficio acquisti, poi dell'ufficio marketing. Nel 1983 è stato cooptato nel consiglio di amministrazione ed è   stato nominato amministratore delegato. Nel 1987 è stato nominato liquidatore del consorzio.

- Dal 1982 al 1988 è stato ininterrottamente eletto nel consiglio direttivo dell'Associazione Stampa di Caserta. Nel 1983 è stato delegato quale responsabile del coordinamento degli uffici stampa della provincia di Caserta.

 Nel 1983, da parte della Presidenza della Stampa Europea, gli  è stato assegnato il premio internazionale di giornalismo "Aquila d'Oro" per una serie di reportage dall'estero (Libano, Israele, Egitto, Turchia) sul tema della cooperazione in agricoltura.

- Nel 1984 ha ricevuto a Londra, dalle mani del giornalista Ruggero Orlando (mitico corrispondente Rai da New York), il titolo accademico di "Doctor in Economic and Commercial Sciences" in forza della laurea honoris causa conferitami dall'Università americana "Pro Deo" di New York.

- Nominato, nel 1985, con decreto del Prefetto consigliere della Camera di Commercio di Caserta, ha fatto parte della Giunta Esecutiva e della redazione del periodico "Caserta economia e lavoro".

Nel 1988,  in rappresentanza dell'organismo camerale, è stato designato quale componente del Consiglio Generale del Banco di Napoli ed ha rappresentato l'Union Camere in seno al Consiglio Regionale della Campania. Ha fatto parte del comitato per il credito agevolato e delle commissioni per il riconoscimento dei vini Doc e dei problemi della pesca.

E’  stato  successivamente eletto nel consiglio di amministrazione del consorzio "Caserta Export". Ha proposto alla Giunta (1987) gli studi di fattibilità per la progettazione del “Traforo del Matese”, per la navigabilità del Volturno e per la costruzione della metropolitana Capua-Maddaloni.

Nelle vesti di consigliere camerale,  con  mozione personale, poi adottata dalla Giunta, ha proposto di  far intitolare il salone centrale della sede della Camera di Commercio di Caserta al compianto presidente Giovanni Maggiò. 

   Nel 1986 è stato eletto consigliere della Camera di Commercio Europea a Bruxelles ed in seno alla stessa ha ricoperto gli incarichi di tesoriere, capo ufficio stampa e direttore del periodico "Europ News".

- Nel 1988, quale consulente editoriale della "Sen" (Società Editrice Napoletana) ha curato la stampa e la pubblicazione del volume "La Seconda Guerra Napoletana", uno spaccato sulla camorra storia scritto da Giuseppe Garofalo.

- Nel 1992, ha fondato e diretto fino al 1994, il periodico che si occupava di Ecologia Ambiente e Sanità “L’eco d’ Europa”.

-Dal 1992 al 1998 è stato direttore responsabile della rivista a tiratura nazionale "Detective & Crime". In tale veste, nel 1994, è stato accreditato quale inviato speciale presso la "World Ministerial Conference On Organized Transnational Crime", organizzata dall' Onu.

Dal 1993 è  stato  direttore responsabile dell’Agenzia giornalistica “MEDIAPRESS”, (che forniva servizi al gruppo “TCN-Telecapri” e “MEDIASET”.

 Nel 1996, per l'editore Tullio Pironti ha curato la stampa e la pubblicazione del volume "Teatro di Giustizia" di Giuseppe Garofalo.


Nel 2002 è stato nominato  Responsabile dell’ufficio stampa provinciale della FEDER_MEDITERRANEO-(Organizzazione Indipendente- Membro della Task Force ONG del Consiglio d’Europa) ed ha   collaborato con l’Ufficio acquisizione e sviluppo della “GI.RO – COMUNICATION”- Dealer della “ALBACOM”.-

Nel  2003 e fino al 2005  ha  curato i    rapporti con i Media per l'Assessore alla Cultura della Provincia di Caserta.-

Nel 2009 è uscito il suo primo libro, “Il Delitto di un Uomo nornale”,  edito da Albatros oggi in ristampa la terza edizione. Ha in allestimento un nuovo lavoro “100 ANNI DI CASI GIUDIZIARI”, Enigmi, retroscena, orrori e verità. Un viaggio in Terra di Lavoro attraverso  la morte, la passione, la vendetta e l’odio

Nel 2010 per l’Editore Tullio Pironti ha curato la pubblicazione è la stampa de “L’Empia Bilancia” di Giuseppe Garofalo.

Dal  2009 è stato inviato speciale per la nuova “Gazzetta di Caserta”. Fino al 2010 è stato responsabile delle relazioni esterne di un gruppo agro alimentare.
Attualmente è direttore responsabile dell’Agenzia Giornalistica “Cronache” e del quotidiano “Nuova Gazzetta di Caserta”.







Marzo 2013 














Grande Satyagrha – Appello, Ragioni, Obiettivi

28-03-2013
Dopo aver con puntuali azioni nonviolente e iniziative parlamentari incoraggiato lo Stato a rispettare la sua propria legalità, gli impegni presi, la parola data, con questa ennesima iniziativa nonviolenta prendiamo atto che ormai ci troviamo di fronte a una definitiva, letale cementificazione della condizione di flagranza criminale del Regime italiano contro Stato di Diritto e Diritti Umani, principi e obblighi non solamente prevalenti ma perentoriamente costitutivi della Costituzione italiana.
Ci troviamo ormai di fronte alla politica propria di un Regime divenuto da tempo assolutamente opposto a ogni dialogo democratico specie se volto al rispetto dei Diritti e dei valori umani, della Costituzione e dei Patti e delle Convenzioni internazionali che sono anche formalmente integrati nella Costituzione stessa.
Occorre prendere coscienza di questa ormai ultra-stabilita, tutelata e conservata situazione gravemente patologica con il suo corollario di usuali riconosciute ammissioni.
Anche quando da massime istituzioni esalano lamenti, deplorazioni e confessioni, le conseguenze che puntualmente ne vengono tratte sono quelle della mancata loro difesa e puntuale attuazione di necessarie conseguenti disposizioni.
Persino di fronte a decisioni formalmente prese, come ad esempio quella del 2 agosto scorso dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con la quale si ORDINA al servizio pubblico, alla Rai S.p.A. “di assicurare la trattazione delle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader Marco Pannella sul sovraffollamento delle carceri in programmi di approfondimento che, per congrua durata e orario di programmazione, risultano maggiormente idonei a concorrere adeguatamente alla formazione di un’opinione pubblica consapevole su temi di attualità di rilevante interesse politico e sociale, entro il termine di quattro mesi a decorrere dal mese di settembre 2012”, decisioni e ORDINI come questo si sono vissuti e manifestati come lettera morta. All’ORDINE del 2 agosto 2012 – così come a tutte le ingiunzioni precedenti – la RAI non ha dato alcun seguito, nel silenzio complice dell’Autorità stessa, con l’ormai ostentata complicità di ipocrite lagnanze compensative, da Parlamento, Governi, massime magistrature “Repubblicane” e, soprattutto, dal massiccio Regime dei media.
Sicché anche quando personalità dei Governi, del Parlamento o di Istituzioni apicali dello Stato – come nei casi del Primo Presidente della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti – assumono pubblicamente e ufficialmente posizioni tanto dure quanto puntuali sullo stato della Giustizia nel nostro paese, queste non fanno altro che comprovare che tali posizioni coincidono perfettamente con analisi e giudizi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, il quale, ancora nel 2005, con il Rapporto del Commissario per i diritti umani Alvaro Gil-Robles, denunciava il fatto che “in base alle informazioni fornite dal Procuratore generale presso la Corte di Cassazione [...] circa il 30% della popolazione italiana [era] in attesa di una decisione giudiziaria”; e il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa aggiungeva che “i ritardi della giustizia in Italia sono causa di numerose violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sin dal 1
980” e che tali ritardi “costituiscono un pericolo effettivo per il rispetto dello stato di diritto in Italia”.
Tali analisi e giudizi sono stati confermati il 19 settembre 2012 da Nils Muiznieks, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa che, pubblicando un rapporto basato sui dati raccolti nel corso della sua visita in Italia nel mese di luglio, ha affermato che “l’eccessiva lunghezza dei processi è un problema di lunga durata in Italia, che si ripercuote sull’economia nazionale. È tempo di trovare soluzioni durevoli, che siano sostenute da tutti i soggetti interessati. In tempi di crisi economica questo dato dovrebbe essere un incentivo per trovare delle soluzioni atte a invertire la rotta”.
Per questo oggi riteniamo che la antica, costante lotta del movimento Radicale debba di nuovo fornire il suo contributo massimo di urgenza e di obiettivi anche a tutte le altre forze – politiche, sociali, religiose, istituzionali che siano – che, nella congiuntura connotata purtroppo dall’indubbio ormai riaffermarsi della metamorfosi del Male, ideologicamente continuano a denunciare come tale quel Male mentre in realtà si affermano e ne sono di fatto gli eredi, di nuovo rischiando di distruggere e dominare il paese, radicalmente contro la Legge e contro la Democrazia, contro Giustizia Libertà eamnistia.
Di conseguenza, il persistere senza eccezioni della realtà istituzionale e sociale dello Stato italiano – che ha accettato e adottato una flagranza anti-costituzionale, di totale illegalità – aggrava l’opera e la natura anti-democratica dello Stato connotandolo come Potere Assoluto, di fatto, di negazione del Diritto e della Democrazia, contro il popolo e il territorio italiani; ormai metamorfosi vincente dei mali dittatoriali eliminati, battuti nel passato, che fossero essi nazisti, fascisti o comunisti o ancora di altra natura. Tutto ciò in spregio dei patti costitutivi della stessa ONU, dell’Unione Europea e della Repubblica italiana.
Dinanzi alla perfino ostentata, provocatoria, arrogante, volgare, violenta imposizione della flagranza criminale di questo Stato italiano, si continua e ci si accinge a comunque imporre de facto Disordine Costituito con ferite e costi sempre più onerosi e conclusivi. In particolare, per quel che riguarda il carico sempre più pesante dell’ormai strutturale non ragionevole durata dei tempi dell’amministrazione della giustizia e della sua conseguenza diretta, quella di una condizione penitenziaria stabilizzatasi con gli esecrati connotati della Shoah o dei Gulag.
Di fronte all’indegna, apparente buona coscienza a buonissimo mercato con cui sono state da tempo raccolte da parte di massimi responsabili costituzionali e istituzionali italiani dichiarazioni dolenti, lottiamo affinché non siano usati in tale modo infame anche auspici e solidarietà manifeste e inequivoche che in particolare in questi giorni vengono dai massimi vertici religiosi della Chiesa cattolica e che vanno in direzione opposta a quella dello Stato italiano, malgrado, contro, il patto concordatario con proclamato obiettivo costitutivo il “bene del Paese”.
Lottiamo oggi per riuscire ad assicurare anche al nostro paese questo Satyagraha, che è necessario si riveli davvero Grande, in appoggio e rafforzamento dei 5 giorni di sciopero della fame già in corso grazie alla ammirevole risposta civile, democratica e nonviolenta della intera comunità penitenziaria, erede ormai delle Resistenze vincenti anti-totalitarie, anti-fasciste, anti-naziste e anti-comuniste, in particolare nel nostro paese.
Quindi Satyagraha a tempo indeterminato fino ai suesposti e confermati obiettivi di Riformare e, così, sostituire realtà e politiche sin qui “nazionali” o “internazionali” con la ri-nascita, la affermazione degli obiettivi e di una rivoluzione nonviolenta, quella profetizzata nel 1941 col Manifesto di Ventotene dai carcerati Altiero Spinelli e Ernesto Rossi.
Obiettivo di questo Grande Satyagraha è interrompere la flagranza di reato di uno Stato condannato duemila volte dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per l’irragionevole durata dei processi, e perché sia immediatamente recepito l’ultimatum della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che l’8 gennaio scorso ha imposto all’Italia, come obbligo violato ormai da decenni, di rimuovere, entro un anno, le cause strutturali del sovraffollamento e di trattamenti disumani e degradanti nelle carceri.
 

Valter Vecellio

Giustizia. La grave, ma non sorprendente denuncia da Bruxelles. E’ la conferma di quello che da tempo dice Marco Pannella…

28-03-2013
Il vice presidente della Commissione e commissario UE alla Giustizia Viviane Reding, presenta a Bruxelles i risultati di un monitoraggio sulla giustizia, che pone l’Italia agli ultimi posti della graduatoria, una grave – anche se non sorprendente denuncia, e immediatamente scatta la cortina fumogena, il depistaggio. Tutto viene riassunto in “Giù le mani" dai magistrati.
Eppure Viviane Reding ha parlato chiaro: “L'attrattiva di un paese per essere un luogo dove investire e fare business è senza dubbio rafforzata dall'avere un sistema giudiziario indipendente ed efficiente. Per questo sono importanti decisioni legali prevedibili, puntuali e applicabili. E per questo le riforme in tema di giustizia sono diventate un'importante componente strutturale della strategia economica europea”. Ancora più chiaro il vice presidente degli Affari economici e monetari Olli Rhen: “Una giustizia efficiente, indipendente e di alta qualità è essenziale per un ambiente che favorisce il business”.
Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

Come si replica? L’Associazione Nazionale dei Magistrati, con il suo presidente Rodolfo Sabelli esprime soddisfazione: “La giustizia deve essere tenuta fuori dallo scontro politico, e in Italia questo non è avvenuto quando vicende giudiziarie sono trasferite sul piano della lotta politica, avviene qualcosa di sbagliato: la politica e la giurisdizione sono due cose distinte. Ben vengano questi moniti, sono importanti noi l'abbiamo detto ripetutamente: la difesa dell'indipendenza della magistratura è anche un richiamo al principio dell'efficienza della giustizia”. E poi fa sapere che l'irragionevole durata dei processi in Italia non dipende da magistrati scansafatiche. Al contrario, i giudici italiani sono al primo posto per produttività in Europa nel campo penale e al secondo in quello civile. Il problema è che devono fare i conti con un contenzioso eccessivo. Bingo! Hanno davvero capito tutto, all’ANM!
Poteva non intervenire il Consiglio Superiore della Magistratura? No, naturalmente. Ed ecco che il vice presidente del CSM Michele Vietti, si dice “d'accordo con il commissario alla Giustizia Viviane Reding sia sullo stretto collegamento che esiste tra funzionamento del sistema giudiziario e attrattiva degli investimenti, sia sulla necessità che sia garantita al massimo l'indipendenza dei magistrati. Ho sostenuto più volte che tra le priorità del nuovo governo ci deve essere un posto prioritario anche per riforme strutturali della giustizia, che ci liberino dalla maglia nera della eccessiva durata delle cause civili. Non possiamo più permetterci di essere il fanalino di coda dei ventisette sistemi giudiziari europei”. Doppio Bingo! Anche al CSM sanno andare dritti al cuore del problema!
Tace invece – dopo essersi prodotta in una quantità di sterili e stucchevoli auspici – il ministro dell’(in)Giustizia, signora Paola Severino. Ma è facile prevedere che non rinuncerà nelle prossime ore. Torniamo a Viviane Reding. La domanda che pone è questa: conviene fare impresa in Italia? No, è la risposta che si ricava dal rapporto sull’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali nei 27 paesi dell’Unione Europa. Il nostro paese risulta al terz’ultimo posto, dopo di noi solo Cipro e Malta. In Italia occorrono in media 500 giorni per risolvere una causa civile. Ma una controversia commerciale può durare più di tre anni, nei paesi OCSE la media è di 500 giorni. Prima di recuperare un credito, in Italia possono trascorrere oltre 1200 giorni; meno della metà in Spagna; in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, si va dai 300 ai 400 giorni. Tutto ciò si traduce in mancati investimenti esteri, altri paesi, in condizione di poter offrire maggiori garanzie vengono beneficiati. Non solo: grazie al cattivo funzionamento della giustizia, le imprese ci rimettono oltre due miliardi euro l’anno. Se, per una sorta di magia, si riuscisse a smaltire l’arretrato cumulato, il PIL farebbe per questo un balzo del 4,9 per cento. Secondo la Banca Mondiale, l’Italia si colloca al 160° posto, sui 185 paesi analizzati, per la durata di una normale controversia di natura commerciale. Ci superano abbondantemente paesi come Iraq, Togo, Gabon, mentre riusciamo a stento a battere in classifica l’Afghanistan. L'Italia è anche il paese europeo con il maggior numero di cause civili e commerciali pendenti per ogni 100 abitanti: 7; il doppio del secondo in classifica: il Portogallo con 3,5 cause in sospeso per 100 abitanti.
A questa denuncia aggiungiamo che la Corte Europea sui Diritti dell’Uomo (CEDU) è stata categorica: l'Italia ha un anno di tempo per porre rimedio al sovraffollamento che produce condizioni inumane di detenzione. Carcere e condizioni di vita intollerabili per l'intera comunità carceraria, epifenomeno della più generale situazione Giustizia: questioni politiche, che tuttavia vengono relegate come fossero 'tecniche'. Ogni giorno nei tribunali si consuma quella che si può ben definire amnistia strisciante, clandestina e di classe: l'amnistia delle prescrizioni, di cui beneficia solo chi si può permettere un buon avvocato, o si potrebbe maliziosamente osservare, chi ha 'buone amicizie'; sono circa 150mila i processi che ogni anno vengono chiusi per scadenza dei termini. Ogni giorno almeno 410 processi vanno in fumo, ogni mese 12.500 casi finiscono in nulla. I tempi del processo sono surreali: in Cassazione si è passati dai 239 giorni del 2006 ai 266 del 2008; in tribunale da 261 giorni a 288; in procura da 458 a 475 giorni. Spesso ci vogliono ben nove mesi perché un fascicolo passi dal tribunale alla Corte d'Appello.
Sarà un gran giorno, il giorno in cui un “Servizio Pubblico”, un “Ballarò”, un “Porta a porta” o un qualunque altro programma di approfondimento politico affronterà questi temi, e Marco Pannella potrà finalmente spiegare a tutti noi, “gente comune” perché quella della Giustizia è la vera, grande emergenza di questo paese. Come da tempo ci dicono Banca Mondiale, Confindustria, CEDU e ora il vice presidente della Commissione e commissario UE alla Giustizia Viviane Reding.
 

mercoledì 27 marzo 2013


L’ANTIMAFIA: VERIFICARE INFILTRAZIONI NEI GIORNALI, PROTEGGERE GIORNALISTI INTIMIDITI. Queste proposte al Parlamento sono contenute nella Relazione finale della Commissione Parlamentare firmata da Giuseppe Pisanu. Fra i nodi da sciogliere: infiltrazioni mafiose nell’editoria. Segreto professionale per i pubblicisti. Freno alle querele temerarie a scopo intimidatorio. L’indagine conoscitiva ha preso le mosse dai dati di Ossigeno


di ALBERTO SPAMPINATO
www.ossigenoinformazione.it

OSSIGENO – Roma, 25 marzo 2013 – Occorre concedere il segreto professionale ai giornalisti pubblicisti. Occorre “prevedere adeguate tutele normative contro le querele temerarie a scopo intimidatorio”. Per evitare infiltrazioni mafiose e criminali nell’editoria occorrono un’indagine e un nuova normativa. Secondo la Commissione parlamentare Antimafia queste sono le “principali criticità” da risolvere per affrontare il grave problema dei giornalisti minacciati in Italia. L’Antimafia lo dice al nuovo Parlamento, nella relazione finale appena pubblicata.

Il documento firmato da Giuseppe Pisanu ed approvato a larghissima maggioranza (tre astenuti, nessun voto contrario) mette in evidenza numerosi nodi da sciogliere e in particolare un aspetto delicato da chiarire e regolamentare più severamente: “le relazioni fra stampa ed economia o fra stampa ed imprenditoria”, su cui si sollecita “una specifica iniziativa legislativa” per scongiurare infiltrazioni criminali e mafiose.

Le proposte sono state formulate a conclusione dell’indagine parlamentare conoscitiva sul “contrasto delle intimidazioni nel mondo dell’informazione” condotta dal Decimo Comitato di Lavoro della Commissione, presieduto dal senatore Enrico Musso. L’indagine ha preso le mosse dai dati dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione e ha impegnato il Comitato da marzo a dicembre 2012 con venti audizioni di giornalisti e una trasferta a Berlino. Questa missione ha consentito di verificare che nella Repubblica Federale Tedesca la tutela del segreto professionale dei giornalisti è più estesa che in Italia.

In base alle risposte di “un alto funzionario della polizia tedesca berlinese, in relazione alle questioni che riguardano le minacce ai giornalisti o le querele per diffamazione contro gli stessi – si legge nella relazione – è stata rimarcata la differenza tra il sistema che tutela la libertà dei cronisti tedeschi di pubblicare notizie di fonte riservata, senza incorrere in provvedimenti o giudiziari o sanzioni di altro genere per fare valere il principio superiore della libertà di stampa e la sua funzione di controllo del potere e degli apparati pubblici. Condizione ben diversa da quella italiana che, anche in ragione delle minacce ai giornalisti, ha fatto giudicare il Paese fra le nazioni in cui la stampa è «parzialmente libera», come ha stabilito dal 2004, e poi dal 2009 ad oggi, l’osservatorio internazionale Freedom House”.

La relazione conclusiva offre numerose indicazioni e spunti di riflessione. Ne pubblichiamo di seguito alcuni stralci, riservandoci di tornare sull’argomento.

“Le audizioni svolte – si legge nella nota introduttiva – hanno consentito di tracciare una panoramica quanto mai aggiornata anche dei dati statistici e individuali, acquisiti grazie al materiale documentario depositato agli atti da parte degli auditi, e di quello fornito dall’osservatorio Ossigeno per l’informazione. Si è preso atto della condizione in cui versa il mondo dei cronisti e quali emergenze e esigenze richiedono un rapido ed efficace intervento legislativo. Particolari criticità sono emerse, ancora una volta e con rinnovata preoccupazione, nelle regioni del Sud dell’Italia (Campania, Calabria e Sicilia) dove il pericolo non riguarda soltanto l’offesa alle persone fisiche di giornalisti, ma si estende agli assetti proprietari di alcune testate, condizionando la libertà dell’informazione, avvilendo la professione giornalistica”.

“Tale situazione compromette non poco il diritto dei cittadini di conoscere fatti di rilevante interesse generale e, di conseguenza, di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Nel corso di questa istruttoria il Comitato ha potuto conoscere le differenti sensibilità che esistono all’interno del mondo dell’informazione verso il fenomeno dell’intimidazione e della violenza su singole persone o su gruppi o categorie di giornalisti, anche alla luce delle indagini, dei dati e delle iniziative giudiziarie svolte o in corso di svolgimento per contrastare questa fattispecie di reato”.

“La questione di garantire la sicurezza dei giornalisti, il loro contributo alla difesa e all’affermazione della legalità rimane perciò aperta. Le garanzie loro concesse dipendono molto dalla tipologia del loro inquadramento e dall’azienda presso la quale svolgono il loro lavoro. Ad esempio, pubblicisti e professionisti, dipendenti e collaboratori esterni, giornalisti di grandi testate, hanno garanzie diversificate a loro tutela. L’esempio più evidente è rappresentato dal fatto che il giornalista professionista può ricorrere al segreto professionale, mentre il pubblicista no, sebbene di fatto svolga sostanzialmente la stessa attività. Tale disparità ha determinato un’ulteriore complicazione in ordine alla loro tutela e favorito la loro vulnerabilità all’offesa e alla ritorsione della criminale”.

“Dopo aver audito gli esponenti delle maggiori associazioni nazionali della Stampa, il Comitato ha proceduto alla convocazione dei giornalisti di quelle regioni definite «ad alto tasso» di criminalità organizzata e cioè Campania, Calabria e Sicilia. Nel corso di queste audizioni sulla Campania, Calabria e Sicilia, sono state poste questioni riguardanti gli aspetti e le problematiche segnalate dai Presidenti o dai Segretari generali delle associazioni di categoria, ossia l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione nazionale della Stampa Italiana, anche sulla base dei dati forniti dall’osservatorio Ossigeno per l’Informazione“.

“In realtà il Comitato ha riscontrato istanze comuni e valutazioni condivise sulle questioni riguardanti l’assetto proprietario delle testate giornalistiche e anche di alcune emittenti televisive, su ciò che attiene alla frequenza delle minacce a giornalisti che non godono di particolari e talvolta di nessuna tutela, in ordine al loro inquadramento contrattuale nella professione, sulla differenziazione che vige tra giornalista pubblicista e giornalista professionista, in ordine all’uso del segreto professionale e infine nel merito della normativa che regola la libertà di stampa. Soltanto in un caso sporadico, quello che riguarda i giornalisti della Calabria, é emersa una certa difformità di valutazione da parte del segretario del sindacato dei giornalisti di quella regione. Valutazioni e giudizi che non hanno trovato riscontro con i dati dell’istruttoria svolta dal Comitato”.






Editore/proprietario/direttore: Fran

martedì 26 marzo 2013

GIORNALISTI. ODG TOSCANA: OK AD ASSICURAZIONE PROFESSIONALE. LA FORMAZIONE NON PARTIRÀ INVECE PRIMA DEL 2014


Firenze, 26 marzo 2013.  Approvato ieri dal Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Toscana un contratto tipo dell'assicurazione professionale «per difendere i colleghi non contrattualizzati e che quindi non godono di una tutela in caso di denunce. L'assicurazione sarà volontaria e non obbligatoria». L'annuncio è stato fatto in occasione dell'assemblea annuale dell'Odg toscano. Riguardo invece alla formazione professionale, non partirà prima del 2014: «Al momento - ha spiegato il presidente dell'ordine toscano Carlo Bartoli - è l'unica cosa certa sul tema formazione - ha spiegato Bartoli - Ci sono infatti molti aspetti ancora da chiarire soprattutto per quanto riguarda la copertura di questo servizio, in tema di qualità e costi: a questo proposito in Toscana stiamo cercando di attivare delle sinergie con le Università». L'assemblea, svoltasi ieri, si è aperta con un minuto di silenzio dedicato ai colleghi scomparsi nell'ultimo anno, a cominciare dal vicepresidente dell'Odg Claudio Armini. Presentata poi la relazione di bilancio 2012 e quello di previsione 2013: per quanto riguarda i numeri, a febbraio 2013 i giornalisti iscritti all'albo della Toscana erano 5803, di cui 1045 professionisti, 4139 pubblicisti, 79 praticanti, 524 iscritti nell'elenco speciale e 16 stranieri. L'assemblea si è poi conclusa con l'assegnazione delle targhe ai colleghi che hanno festeggiato i 40 e 50 anni di iscrizione all'ordine. Hanno ricevuto la targa con la medaglia d'oro per i 50 anni di iscrizione all'Ordine: Ivio Barlettani, Cesare Augusto Carassiti, Rolando Nutini, Mario Talli, Giuseppe Zangirolami Evangelisti (per l'elenco professionisti), Roberto Baldi, Emilio Bianchi, Marino Gaetano Bianco, Ivo Butini, Ennio Cicali, Mariella Finucci, Fernando Galli e Roberto Quercetani (per l'elenco pubblicisti). La targa con la medaglia d'argento per i 40 anni di iscrizione è stata consegnata a Franco Barghini, Edoardo Bianchini, Paola Bombieri, Francesca Caminoli, Nicola Cariglia, Umberto Cecchi, Francesco Dragoni, Roberto Maltese, Alessandro Menchi, Riccardo Rossi Ferrini, Massimo Sandrelli, Vittorio Scutti, Pierandrea Vanni (per l'elenco professionisti), Pierluigi Ara, Raffaele Ceccherini, Gian Raffaello Gherardini, Boris Giannaccini, Nicola Micieli, Milly Mostardini, Paolo Pepino, Luigi Piazzano, Sergio Profeti, Marco Maria Ricceri (per l'elenco pubblicisti). (ANSA).





Ascanio Celestini

Il penitenziario di S., dove anche i libri scontano l’ergastolo

27-03-2013
Arrivo nel penitenziario di S. alle due del pomeriggio. Devo parlare del mio libro sul carcere. All’entrata trovo una trentina di persone. “Abbiamo letto sul giornale che fai l’incontro”, dicono. Gli spiego che per entrare ci vuole l’autorizzazione, ma loro mi mostrano il giornale sul quale è scritto che l’entrata è gratuita.
Sì, effettivamente in galera si entra gratis. La permanenza in essa è il costo da pagare. Passiamo dal primo portone e ci dirigiamo verso il secondo. Accediamo a uno spazio dove c’è una guardia che ci fa mettere in fila. Consegniamo il documento e riceviamo la chiave dell’armadietto per depositare la borsa. La guardia scrive nomi e ora di entrata, poi andiamo al varco del metal detector. Quando siamo pronti per attraversarlo, la guardia legge i nomi degli autorizzati: il mio e quello del critico che mi accompagna. E tutti gli altri? La guardia dice che non sono autorizzati, li fa rimettere in fila, riconsegna i documenti e scrive l’orario di uscita. Si avvicina una seconda guardia. Si mette a dibattere se avesse senso scrivere che sono entrati e poi usciti. Non sono andati proprio dentro, ma nemmeno sono restati fuori. Insomma: quello spazio è sufficientemente dentro da non essere fuori, o sta abbastanza fuori per non essere proprio dentro?
Mi portano all’incontro e, più che parlare, li ascolto. “Ho scritto una lettera a un amico di Monza”, mi dice uno. “c’ho messo il francobollo e l’indirizzo, ma non mi ricordavo il mittente. Solo quando mia moglie è venuta a trovarmi ho potuto spedirla. Si può impazzire a restare chiusi in cella per 22 ore su 24, per due settimane con una lettera sigillata”. E un altro: “Ho chiesto un orologio a mia moglie. E’ il quinto che porta e li rimandano indietro”. Un immigrato sta dentro perché non ha il domicilio e non possono dargli i domiciliari. Un altro perché ha rubato un salame, “ma un pezzo di pane l’avevo comprato”, dice.
Una dopo l’altra, ascolto tutte le loro storie, poi finisce l’incontro e mi chiedono: “A chi lo lasci il tuo libro?”. “Alla vostra biblioteca”, dico. “Qui ci sono quattro sezioni e ognuna ha una biblioteca a parte”, mi spiegano.
Sarà mai possibile cambiare un’istituzione così ottusa? E ho volutamente raccontato solo la banalità del carcere evitando tutte le sue violenze criminali.
Lì dentro anche i libri sono detenuti e non possono circolare liberamente. Chiusi sugli scaffali, condannati all’ergastolo.
*da “Il Venerdì di Repubblica”